Facciate in legno

Ingegnere laureato Claudia Koch 

collaboratrice dell’Istituto austriaco per la ricerca sul legno (Holzforschung Austria)

Di seguito potete leggere l’intera intervista con Claudia Koch sul tema “facciate in legno – soluzioni contemporanee per l’architettura moderna”. Poiché l’intervista è molto dettagliata, abbiamo segnato in questo articolo le domande che non sono state affrontate nella nostra rivista Woodnews.

Facciate in legno

Soluzioni attuali al servizio di un’architettura moderna

Le facciate in legno sono di moda. La molteplicità di materiali, forme dei profili e possibilità di posa e fissaggio regalano una libertà di progettazione senza limiti. Come rivestimento esterno, la facciata è sia una protezione che il biglietto da visita dell’edificio, determinandone in modo preponderante e individuale l’immagine che trasmette.

Il linguaggio del design architettonico odierno predilige ampiamente l’uso di contorni nitidi e linee diritte. Le falde sporgenti sono “out”. La facciata, pertanto, è completamente esposta, priva di protezioni, agli agenti atmosferici – indipendentemente dal tipo di materiale che la riveste. Nel caso di rivestimenti lignei, dunque, ogni dettaglio deve essere ben pianificato al fine di assicurare alla facciata, date le condizioni, la longevità maggiore.

A quali principi fondamentali è opportuno prestare attenzione durante la costruzione di una facciata in legno?

I principi fondamentali di un efficace uso del legno nelle aree esterne sono sempre gli stessi: tenere lontana l’acqua, convogliarla rapidamente all’esterno e scongiurare la formazione di punti in cui si possa accumulare. La protezione costruttiva del legno, pertanto, si riduce fondamentalmente a questi tre accorgimenti.

A tenere lontana l’acqua provvedono tutti gli elementi prominenti, le coperture, le tettoie etc… che impediscono o smorzano l’esposizione diretta della facciata alle precipitazioni. Hanno un ruolo molto importante a tal proposito anche l’altezza del basamento dell’edificio e la relativa area esposta agli schizzi. Un’adeguata altezza del basamento allunga, infatti, la durata di vita della facciata in legno.

A convogliare l’acqua all’esterno, invece, pensano le pendenze e gli ancoraggi sottosquadro. Con l’installazione di gocciolatoi e fughe sufficientemente grandi si consente all’acqua di defluire agevolmente e rapidamente. Anche l’introduzione di un secondo livello di convoglio delle acque piovane, ad esempio all’altezza dei davanzali, può essere un’utile misura per allontanare l’acqua dalla facciata e assicurarsi che non vi si infiltri.

Gli accumuli, infine, interessano quelle costruzioni in cui l’acqua si infiltra ma non riesce più ad uscire.

Di quali materiali si dispone?

I legni più utilizzati sono quelli delle aghifoglie locali. Primi fra tutti i larici, ma anche abeti rossi e abeti bianchi sono decisamente idonei per le comuni costruzioni. Tra i tipi di legno delle latifoglie si contraddistinguono per le buone proprietà la quercia e il castagno. Numerose facciate vengono realizzate in legno locale (non trattato). Ad oggi trovano largo impiego anche tipi di legno sottoposti a trattamenti speciali (termici o chimici) come il pino termotrattato, Kebony e Accoya. L’obiettivo prioritario dei tipi di legno modificati è quello di ridurre e/o ritardare l’umidità dovuta a infiltrazioni. Contemporaneamente si ottiene anche una stabilizzazione delle dimensioni del legno e una maggiore resistenza alla formazione di funghi. Non mancano, tuttavia, gli svantaggi. Con il trattamento del legno, può diminuire la resistenza o aumentare la fragilità nonché la fessurazione. La produzione di tali tipi di legno, inoltre, comporta costi elevati che suscitano grandi aspettative nell’acquirente. Se queste aspettative non vengono soddisfatte, la delusione finale è ancora più profonda rispetto a quella eventualmente provocata da un legno naturale. È bene ricordare che anche il legno modificato subisce l’azione degli agenti esterni e, ad esempio, ingrigisce analogamente o persino più rapidamente del legno naturale.

Quale spazio temporale si può attribuire alla durata di una facciata?

L’aspettativa di vita di una facciata dipende da diversi fattori: quale materiale è stato impiegato, quali dettagli strutturali sono stati inseriti, come sono state realizzate le fughe, c’è una copertura, l’altezza del basamento è sufficiente, in caso di rivestimento sono state soddisfatte le norme di manutenzione per la verniciatura?

Tutti questi fattori influenzano notevolmente la durata della facciata. Vi agiscono naturalmente anche le condizioni locali, come il microclima e gli agenti atmosferici. Il parametro di riferimento per una facciata chiusa in legno massello (ad esempio con listelli) è di circa 50 anni. Nel caso di facciata a scandole gli anni possono salire anche a 80-100. A tal proposito è bene sottolineare che, nel corso della vita, la facciata si modifica. Un importante principio è: l’assenza di un rivestimento comporta ingrigimento mentre la presenza di un rivestimento comporta manutenzione! Le uniche eccezioni sono gli impregnanti, sempre più utilizzati negli ultimi anni, che hanno come compito quello di anticipare il naturale ingrigimento del legno.

Cosa comportano le intemperie nel legno?

Sulla superficie del legno interagiscono diversi fattori che ne comportano l’ingrigimento. Sotto l’azione dei raggi UV si assiste a un imbrunimento naturale, quello che caratterizza, ad esempio, il legno dei rifugi di montagna. Accade, tuttavia, solo nei punti colpiti dai raggi del sole, ma al riparo dalla pioggia. Le zone esposte alla pioggia e alle precipitazioni, invece, sono soggette a dilavamento della lignina. Quest’ultima, costituente essenziale del legno, è di colore marrone. Dopo il dilavamento rimane la cellulosa, la componente strutturale bianca che, sotto l’azione di microorganismi, assume tonalità grigie. Le intemperie, inoltre, rendono più vulnerabile la percentuale di legno primaticcio, la più tenera e, pertanto, più soggetta a fratturazione. È un fenomeno naturale, conseguenza dell’esposizione a un agente atmosferico. In linguaggio tecnico si parla anche di “patina”. Con un’adeguata scelta del legno e della sua qualità è possibile rallentare o posticipare questo processo, tuttavia non evitarlo del tutto.

Quali altri accorgimenti architettonici devono essere tenuti in considerazione?

Nell’architettura moderna prevalgono strutture dalle linee chiare e nette che non contemplano sporti. La facciata risulta, dunque, completamente esposta agli agenti atmosferici che, da un lato, le conferiscono un ingrigimento uniforme della superficie, dall’altro, la sottopongono alla massima sollecitazione. Perfino uno sporto minimo rappresenta una protezione significativa per la facciata. Altre sollecitazioni sono dovute al fatto che spesso le facciate si elevano direttamente da terra, senza un basamento che le difenda dalle enormi sollecitazioni provocate dagli schizzi: il suolo, infatti, rimbalza una grande percentuale delle precipitazioni. Il basamento dovrebbe essere di circa 30 cm in caso di massicciata (ghiaia/pietrisco) o di pavimentazione poco rimbalzante, di circa 50 cm in caso di pavimentazione dura, come l’asfalto. Una facciata in legno non dovrebbe mai partire da un livello più basso al fine di evitarne l’esposizione agli schizzi. Sempre più architetti propongono facciate con fughe, ma l’esperienza a tal proposito non è ancora così lunga da poter prevedere come si modificheranno nel corso dei decenni. In linea di principio, tuttavia, le fughe aperte obbligano a prestare grande attenzione alla struttura sottostante, al fatto che il telo per facciate sia ben sigillato a tutte le finestre e al tetto nonché ai diversi incollamenti e dettagli. Grazie alle fughe aperte il telo per facciate diventa il primo piano di convoglio delle acque e non il secondo come in caso di una facciata chiusa.

Faktoren für Fäulnis

Ci sono errori classici di costruzione che vengono ripetuti?

Un errore classico è assemblare le assi della facciata giuntandole di testa. Tra queste e la struttura lignea sottostante si crea, così, un ristagno di umidità che può far marcire il legno. La sezione trasversale del legno, inoltre, assorbe più acqua rispetto al legno di filo. Soprattutto quando vi sono diverse superfici lignee a contatto tra loro, ad esempio diverse sottostrutture, alcuni punti fanno fatica ad asciugarsi e creano, pertanto, le condizioni ideali per l’insorgere di marciume.

Un altro errore è quello di montare la spalletta della finestra all’estremo del profilo laterale sul davanzale. Poiché in questo punto l’acqua non può essere convogliata in modo adeguato, sarebbe necessario rimediare inserendo una gronda specifica, al fine di evitare ristagni di umidità.

Nelle nuove facciate aperte, spesso non si presta attenzione al fatto che i sistemi di drenaggio rapido dell’acqua devono funzionare anche dietro la facciata (nella fattispecie il primo piano di convoglio). Affinché questo possa essere garantito è necessario smussare orizzontalmente la sottostruttura/barra di supporto e sollevarla dal sottosuolo. Così il drenaggio può funzionare senza impedimenti e le aree bagnate dalle precipitazioni possono asciugarsi rapidamente. Per questo motivo è importante progettare le facciate chiuse e aperte in modo completamente diverso e, per queste ultime, inserire il sistema di drenaggio dell’acqua dietro alla facciata sin dall’inizio.

Quali aree della facciata sono maggiormente vulnerabili nel caso di errori costruttivi?

Quella più vulnerabile e l’area degli schizzi. Qui la maggior parte degli errori costruttivi che sulla facciata non sarebbero particolarmente rilevanti, comportano inevitabilmente danni prematuri. Tali errori creano, infatti, un aumento di umidità e il conseguente degrado del legno. Tra le aree interessate, in cui può insorgere il danno, non troviamo solo il basamento, ma anche quelle dei dispositivi tagliafuoco, nonché i punti più esposti come le coperture e i sottotetti.

Dove possono raccogliere informazioni utili a tal proposito architetti e artigiani?

Al momento sono poche le norme a vincolare in modo specifico le facciate in legno. In Austria, ad oggi, non esiste ancora alcuna ÖNORM a tal proposito. Il team del gruppo di lavoro austriaco pro:Holz ha pubblicato il manuale specializzato “Fassaden aus Holz” che approfondisce i numerosi dettagli costruttivi e fornisce le informazioni tecniche delle diverse facciate. Il libro illustra l’evoluzione nel tempo di numerosi progetti, esposti per diversi anni alle intemperie, e fornisce ottime informazioni sul processo di trasformazione estetica di una facciata. L’Istituto austriaco per la ricerca sul legno (Holzforschung Austria) offre, inoltre, anche un servizio di supporto, consulenza e valutazione che accompagna l’interessato dalla progettazione architettonica fino alla protezione costruttiva del legno.

Da quando la protezione antincendio gioca un ruolo nel caso di facciate retroventilate?

È diverso da paese a paese. Le linee guida redatte dall’Istituto austriaco di ingegneria edile (OIB) prevedono standard, a partire dalla classe di costruzione 4, come ad esempio quelli relativi alla protezione antincendio. Queste sono disposizioni stabilite in modo prescrittivo. Lo scopo di tali misure è quello di evitare, da un lato, la propagazione degli incendi e, dall’altro, la caduta di grandi porzioni di facciata. Tali regolamenti valgono per le classi di costruzione austriache 4 e 5. Nella progettazione di facciate in legno per case unifamiliari, case a schiera etc…, invece, vi è totale libertà.

In Alto Adige, nel 2019 con il progetto “Cappotto sicuro” è stato elaborato un vademecum per la progettazione e la valutazione del rischio dell’involucro isolante. https://www.cappottosicuro.it/

Quali tipi di prodotti e modificazioni conosce e quali vengono maggiormente usati?

La maggior parte delle facciate viene realizzata in legno nativo, prevalentemente di conifere. Al contempo si presta sempre più attenzione a una scelta qualitativa. Particolare attenzione è rivolta a una buona selezione, ad esempio per quanto riguarda la venatura rigatina come rigato/semirigato o, talvolta, la qualità priva o quasi priva di nodi che viene raggiunta attraverso l’assemblaggio con giunto a pettine.

Un tema che negli ultimi anni ha guadagnato in importanza è quello degli impregnanti ingrigenti. La facciata viene trattata con una vernice speciale che anticipa il naturale processo di ingrigimento del legno.

Un altro prodotto, sempre più richiesto nell’ultimo periodo, è la facciata in legno carbonizzato. Ad oggi, tuttavia l’Istituto austriaco per la ricerca sul legno (Holzforschung Austria) non ha ancora prodotto informazioni documentate a tal proposito, vista la mancanza di progetti di ricerca a tal fine.

I diversi tipi di legno modificato, come Thermowood, Accoya o Kebony, vengono utilizzati piuttosto sporadicamente e in applicazioni speciali. Questi prodotti non trovano (ancora) largo impiego nella realizzazione di facciate, ma piuttosto in quella di terrazze che richiedono standard più elevati.

Quali materiali hanno la durata di vita maggiore nello stesso campo di applicazione?

Nel caso di legno naturale ci vengono in aiuto le classi di durabilità stabilite dalla norma DIN EN 350 che prende in considerazione la vita utile del durame, ad esempio, a contatto con il terreno e in condizioni avverse. Se il legno appartiene alla classe di durabilità uno o due, allora si può presupporre che le caratteristiche del materiale garantiscano una maggiore durata del prodotto.

Quali prodotti modificati possono già vantare studi a lungo termine?

Nel settore delle facciate ci sono già studi sui prodotti termo-modificati che hanno, peraltro, dato buoni risultati. I tipi di legno soggetti a modificazione chimica, come Kebony o Accoya, sono stati studiati nell’impiego per terrazze. Anche in questo campo sono stati raggiunti buoni risultati, nonostante le aggressioni più severe alle quali è sottoposto il legno in tali applicazioni.

Non disponiamo di veri studi a lungo termine poiché i prodotti sono sul mercato da poco tempo.

Ci sono prodotti che perdonano o tollerano “maggiormente” errori costruttivi?

La tolleranza può essere benissimo messa in relazione con la durevolezza naturale del materiale. Ciò significa che più il materiale è resistente, per caratteristiche intrinseche, all’attacco di funghi, più tollera altri tipi di aggressioni, come ad esempio il ristagno di acqua.

Quali superfici grezze sono maggiormente adatte a resistere agli agenti atmosferici?

Su questo argomento purtroppo non c’è ancora una letteratura avvalorata da pareri scientifici. In linea di principio e per esperienza, le scandole spaccate funzionano molto bene.

Teoricamente, dunque, meno si distruggono le singole cellule della superficie, più lunga è la vita utile del materiale. Tale principio vale, ad esempio, per i tagli a sega poiché lasciano intatte molte più cellule della superficie lignea rispetto a interventi di piallatura o levigatura. La pratica regala risultati positivi anche con le superfici rivestite, lavorate a piano di sega. Ne deriva una buonissima dentellatura tra il rivestimento e la superficie del legno.

Ci sono differenze tra le facciate in legno rifinito e le vernici applicate in fase costruttiva, relativamente a qualità, durevolezza e frequenza di manutenzione?

Un progetto di ricerca ha indagato queste varianti. I rivestimenti pretrattati hanno registrato risultati notevolmente migliori e intervalli più lunghi tra una manutenzione e l’altra, rispetto ai rivestimenti protettivi applicati manualmente successivamente. La frequenza di manutenzione è strettamente legata allo spessore del rivestimento: maggiore, infatti, è lo spessore della pellicola secca, più lungo è l’intervallo tra due interventi di manutenzione che però sono anche più onerosi. Più sottile è il rivestimento, più spesso il prodotto deve essere verniciato, ma più semplice dovrebbe rivelarsi di regola anche la manutenzione.

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Che dire delle sostanze inquinanti contenute nei prodotti e nelle vernici?

In generale, i rivestimenti protettivi per legno sono diventati più ecologici. Nell’ultimo periodo, i prodotti devono soddisfare standard sempre più elevati nonché superare specifiche procedure di autorizzazione. Un preservante per legno deve sempre essere efficace contro determinati organismi. Per tale motivo non può essere completamente innocuo.

La cosa migliore sarebbe prevenire, preservando il legno in fase costruttiva. In questo modo si può evitare successivamente l’utilizzo dei preservanti. La protezione costruttiva del legno ha lo scopo di evitare i ristagni di acqua. E dove non si forma umidità non proliferano i funghi perché non trovano l’habitat idoneo.

Attualmente sono molto richieste le superficie nere – a quali aggressioni esterne aggiuntive sono esposte?

Le superfici nere con un rivestimento devono essere considerate in modo più critico, poiché, a seguito di un forte riscaldamento del materiale, potrebbero sviluppare una maggiore tendenza alla formazione di crepe e alle modifiche dimensionali. Le crepe offrono all’acqua ulteriori vie di accesso che, a maggior ragione in presenza di sostanze filmogene sulla superficie, possono comportare la formazione di marciume internamente alle assi. Nelle facciate carbonizzate il problema presumibilmente è minore, poiché sulla superficie non c’è uno strato di colore che fa da sigillante.

Ogni quanto si dovrebbe o si deve prevedere un controllo e/o intervento di manutenzione della facciata?

In linea di principio bisognerebbe ispezionare la facciata ogni uno o due anni, al fine di verificare che non vi siano parti deteriorate ed, eventualmente, intervenire sui punti di fissaggio che si sono allentati. In caso di facciate rivestite la frequenza dei controlli dipende fortemente dal sistema di rivestimento. Può variare, infatti, da interventi annuali fino a intervalli di 8-10 anni, nel caso di rivestimenti molto duraturi.

Come definisce una facciata in legno ecosostenibile ed ecologica?

Personalmente credo che possa definirsi ecosostenibile quella facciata in legno costruita in modo tale da avere la durata di vita utile maggiore possibile. A mio avviso, ciò vale indipendente dal materiale utilizzato.

Quali tipi di facciate in legno si sono affermate nell’ultimo periodo?

La percentuale di facciate aperte è aumentata molto negli ultimi anni. Questo comporta la necessità di realizzare le componenti dietro la facciata a prova di pioggia. In alternativa, sono stati ideati anche buoni prodotti che imitano la resa estetica di una facciata aperta, pur essendo a tutti gli effetti una facciata chiusa. A tal fine si utilizzano, ad esempio, profili lineari a doppio rombo o maschio-femmina che ricreano l’idea delle fughe realizzandole, tuttavia, tramite fresatura. Attualmente sono tornati in voga anche i pannelli di legno nonché i listelli e le assi. Una tendenza da avvallare soprattutto dal punto di vista costruttivo poiché consente di ricorrere a tagli trasversali naturali. In alcune regioni, ad esempio nel Vorarlberg, sono ritornate, anche nell’architettura moderna, le facciate a scandole.

Quali trend troviamo anche nell’allestimento degli ambienti interni?

A volte c’è il desiderio di riprendere lo stile della facciata anche negli ambienti interni. Naturalmente questa nuova esigenza di coerenza stilistica regala bei risultati. Tuttavia, i prodotti all’esterno si deteriorano maggiormente a causa dell’esposizione agli agenti naturali, acquistando un aspetto diverso rispetto a quelli all’interno che per lo più si scuriscono (superfici chiare) o si schiariscono (superfici scure). È infatti utopico aspettarsi che un materiale naturale come il legno possa comportarsi allo stesso modo all’interno e all’esterno. È importante, dunque, che questo fatto venga sempre esplicitato in modo trasparente già in fase di progettazione.

Prevede ulteriori sviluppi nel settore delle facciate in legno?

 

Posso immaginare che nei prossimi anni assisteremo a nuovi sviluppi e all’immissione sul mercato di prodotti che ottimizzeranno ulteriormente le proprietà tecniche di questa materia prima naturale. Già ora si assiste a eccellenti applicazioni delle superfici in legno carbonizzato. Un’altra tecnologia recentemente sviluppata è la cosiddetta silicizzazione e pietrificazione del legno.

In sunto, saranno sicuramente sviluppati molteplici processi naturali e metodi di modificazione allo scopo di evitare o sostituire i preservanti chimici del legno e, allo stesso tempo, agire in modo ecosostenibile e rispettoso nei confronti delle risorse naturali.


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